giovedì 20 febbraio 2014

Inquinamento... un mostro che nuoce la salute



Valle del Sacco, cent'anni di veleni:nell'area più inquinanti che intorno all'Ilva 
ROMA - Il sequestro dell'Italcementi a Colleferro, quattro anni dopo i sigilli apposti al grande inceneritore nello stesso comune, riaccende i riflettori sulla «valle dei veleni». Nel corso di un secolo l'industrializzazione selvaggia ha compromesso il territorio attraversato dal fiume Sacco e la sua popolazione: qui infatti, sin dal 1912, è presente l'industria bellica. La stessa che, negli anni '80, arrivò ad aiutare il dittatore Saddam Hussein. E ancor oggi prosegue la produzione a servizio della chimica di guerra, ma il segreto militare resta impenetrabile e non consente di offrire      le reali dimensioni del fenomeno. 
Sulla Valle del Sacco insiste poi l'impatto dell'impianto per il trattamento dei rifiuti bloccato dal Noe dei carabinieri nel 2009, nonché quello della produzione di un insetticida (vietato solo dal 2001) finito nel foraggio e nel latte crudo di 32 aziende bovine e 9 ovine: indagini epidemiologiche analizzano da tempo sospette morie di bestiame e di pesci nel fiume, nonchè numerosi  casi di tumori nella popolazione. Con un inquinamento ambientale che, nel complesso, potrebbe superare quello contestato intorno all'Ilva di Taranto.
ANIMALI ABBATTUTI - I veleni confluiti dai terreni dell'azienda che produceva l'antiparassitario nel suolo e nelle acque, come rilevò l'Istituto zooprofilattico, confluirono nel fiume che distrusse ciò che attraversava: 32 aziende bovine, una bufalina e 9 ovine vicine a dove era stato riscontrato il primo campione positivo, presentavano altre positività e la molecola incriminata venne rilevata anche nei foraggi per l’alimentazione animale. Con l'amministrazione Marrazzo venne dichiarato lo stato di emergenza: venne istituito un commissario ad hoc e furono abbattuti in via cautelativa 6000 capi di bestiame mettendo in ginocchio la zootecnia della Valle. Partono anche le prime bonifiche dei siti inquinati. Ad oggi la contaminazione dell'area perimetrata ed oggetto degli interventi, si sarebbe ridotta «tra il 30 ed il 40% rispetto ai valori iniziali (fonte: assessorato all'ambiente, agosto 2012)».

Colleferro e la Valle del Sacco Dopo i danni ambientali, le beffe

Da più di un secolo la Valle del Sacco è vittima di quello che si potrebbe chiamare accanimento industriale e chimico senza tregua. Dalle industrie belliche del 1912, per la produzione di munizioni e armi chimiche, alle industrie chimiche per la produzione di insetticidi, dall’Italcementi agli inceneritori e alla discarica, dall’impianto a turbogas alle aziende aerospaziali. La contaminazione dei terreni per la produzione agricola e animale da β-HCH (beta-esaclorocicloesano), sottoprodotto della produzione del DDT, è l’evento più noto. Ma i casi di inquinamento sono molti come pure gli esposti fatti negli anni. Oggi però la Valle del Sacco potrebbe vivere l’ennesimo episodio di oltraggio al territorio. Questa volta non direttamente causato dalle industrie o dagli inceneritori che si sono via via nel tempo accaniti sulla regione, ma dalla lentezza giudiziaria che potrebbe portare in prescrizione i procedimenti penali. Altro danno che la Valle del Sacco ha subito è il declassamento da sito di interesse nazionale (SIN) a regionale per le bonifiche. In seguito al decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare datato 11 gennaio 2013 le bonifiche della Valle del Sacco sono passate di competenza regionale. Con un atto amministrativo lo Stato Italiano ha gettato la spugna dimostrando sia il completo fallimento del sistema delle bonifiche sia il suo disinteresse. Di contro, uno studio epidemiologico sui tumori infantili del 2012, pubblicato il 17 ottobre scorso evidenzia dei dati allarmanti.  

La discarica di Malagrotta

Sette persone sono state arrestate a seguito di un’inchiesta sulla gestione dei rifiuti nella regione Lazio, focalizzata in particolare sulla discarica di Malagrotta, alle porte diRoma. Gli agenti del Nucleo operativo ecologico (Noe) dei Carabinieri della capitale hanno posto agli arresti domiciliari fra gli altri l’imprenditore Manlio Cerroni (86 anni), proprietario dell’area della discarica e noto come patron di Malagrotta, e Bruno Landi, ex presidente della regione Lazio in carica negli anni ‘90. Dovranno rispondere alle accuse di associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti: tonnellate di raccolta differenziata, mai trattata, sono finite nella discarica in mezzo agli altri rifiuti, nonostante l’impianto abbia incassassero diversi milioni di euro per il loro corretto smaltimento. I 240 ettari della discarica più grande d’Europa – definita anche la maglia nera del Paese – hanno raccolto quasi 5mila tonnellate di rifiuti al giorno, provenienti dalla città di Roma e da parte della sua provincia, inclusi i rifiuti speciali degli aeroporti di Ciampino e Fiumicino.La discarica, che fu aperta nel 1974, è stata chiusa ufficialmente lo scorso 1 ottobre 2013 dal sindaco di Roma Ignazio Marino e dal governatore della regione Lazio Nicola Zingaretti, anche se una prima chiusura era già stata ipotizzata prima per il 2004 e poi per la fine del 2007. Il 31 maggio 2013, infine, l’Italia ha ricevuto un’ammonizione dalla Commissione europea per trattamento inadeguato dei rifiuti smaltiti nella discarica, perché le misure per ridurre i danni all’ambiente e alla salute umana sono risultate insufficienti, nonostante fossero stati realizzati piccoli interventi di riqualificazione energetica. Risale ad aprile 2013 uno studio promosso dal programma Eras Lazio, il cui obiettivo era dare una valutazione epidemiologica dello stato di salute di 85mila residenti da almeno 5 anni nell’area di 50 chilometri quadrati a sud-ovest di Roma, oltre in Grande Raccordo Anulare. Pur avendo “evidenziato un quadro di mortalità [...] in gran parte paragonabile con quello osservato nella popolazione riferimento”, sono emersi “alcuni eccessi di rischio degni di nota, in particolare per malattie respiratorie, cardiovascolari e per alcune forme tumorali”. Nella stessa area, però, oltre alla discarica sono presenti una raffineria, un inceneritore (con termovalorizzatore) di rifiuti ospedalieri e farmaci scaduti, oltre che alcuni depositi di idrocarburi. Difficile capire, quindi, quale sia la vera causa. Per le donne, tuttavia, è stata trovata una correlazione tra la vicinanza alla discarica e la maggiore frequenza di tumori della laringe e della vescica, oltre che di malattie dell’apparato circolatorio. Un’altra ricerca, pubblicata nel 1998 sulla rivista Occupational & Enviromental Medicine aveva indagato la stessa area di Malagrotta, giungendo a conclusioni simili. In questo caso l’unico dato anomalo registrato era un lieve aumento dell’incidenza del tumore alla laringe, più spiccato per i residenti a meno di 3 chilometri dalla discarica. A cui si aggiunge, per le sole donne, una più alta frequenza di tumori ai reni. Molte meno informazioni sono invece disponibili riguardo al danno ambientale dovuto alla presenza di una discarica ormai satura da anni. Già nel 1999 l’allora Ministro dell’Interno Rosa Russo Jervolino, il Presidente della Regione Lazio Piero Badaloni, e il Sindaco di Roma Francesco Rutelli avevano denunciato “uno stato di pericolosità socio-ambientale dovuto al possibile mancato smaltimento dei rifiuti prodotti“.L’Eurispes, nel Rapporto Italia 2008, ha affrontato ampiamente la questione Malagrotta, riconoscendo che “molto spesso è evidente una carenza di informazioni che riguardano sia gli aspetti tecnici sia le implicazioni per la salute, per l’ambiente e per la qualità della vita“. Nonostante questo, il rapporto evidenzia che “la presenza simultanea di numerose attività di vario genere [...] ha determinato nei decenni trascorsi le condizioni per un progressivo decadimento della qualità ambientale“. Ma non solo: “molti di questi danni rilevati sono riportabili direttamente alla presenza della discarica, come ad esempio il danno da percolato“.Questo liquame, derivante dalla decomposizione del materiale organico, “è penetrato nel suolo, ha attraversato lo strato insaturo in modo verticale, è arrivato allo strato saturo ed ha camminato sino alla falda, inquinandola. Inoltre si è mescolato con i fanghi residui degli impianti di depurazione di Roma“. La normativa in vigore prevede che i fanghi debbano essere essiccati prima di essere stipati definitivamente nella discarica. Un processo che a Malagrotta non avviene, perché “i fanghi si mescolano con il percolato, con le piogge e si depositano sul fondo della vasca“. Tra l’altro, l’abbassamento delle colline di rifiuti, causato dalla compressione dovuta al loro stesso peso, genera delle conche che sprofondano di circa un metro ogni anno, le quali poi si riempiono di acqua piovana stagnante e diventano la meta delle colonie di uccelli migratori. Sempre nello stesso rapporto Eurispes si legge di un’analisi – effettuata nel 2000 – che aveva già dimostrato la fuoriuscita del percolato dalla discarica e la contaminazione delle acque di falda. Dallo stesso documento emerge anche un’altro aspetto preoccupante: la diffusione non controllata del biogas di origine batterica che si genera nella discarica. I 30mila metri cubi di gas infiammabili, tossici e di odore sgradevole prodotti dai rifiuti di un solo giorno potrebbero non essere adeguatamente trattati. Infatti “la presenza di esalazioni maleodoranti fa pensare ad una mancata captazione del biogas prodotto dai rifiuti o ad una cattiva procedura di captazione“.  L’Eurispes riporta infine che, nell’ambito dei sopralluoghi della magistratura eseguiti nel 2000, si era concluso che “una gran parte del biogas viene ad immettersi in atmosfera, determinando le emissioni odorifere e danni alla vegetazione“.


La prima sigaretta

Fumo, fumo, fumo questa è la parola che ti annuncia l’età adolescenziale. Da molti anni tra gli adolescenti si è sparso il vizio del fumo o meglio della prima sigaretta che ti lascia la strada libera verso la rovina.
Molte sono le cause che spingono i ragazzi d’oggi a provare la prima sigaretta. In primo luogo, gli adolescenti vogliono cominciare a fare nuove esperienze per abbandonare le abitudini infantili, così da integrarsi sempre di più nel mondo adulto. Secondo poi, i ragazzi cominciano ad avere incontri con il fumo, anche quando seguono amicizie sbagliate, come ragazzi più grandi o ragazzi che hanno già avuto il loro incontro con il fumo, così da coinvolgere sempre di più il loro amico. Inoltre, gli adolescenti cominciano ad avere bisogno di essere trattati come adulti, perciò secondo loro il fumo può risolvere le loro esigenze e può farli sentire adulti nei confronti dei più deboli. Infine, i ragazzi spesso cominciano a fumare quando si hanno problemi con i propri genitori, quando non vengo accetti da un gruppo ecc… cosi da usare il fumo come svago come passatempo e soprattutto lo usano per non pensare più a nulla e a nessuno.
Gli adolescenti, però credo che fumare una sigaretta ogni tanto non riporti nessuna conseguenza, ma con il passar del tempo si possono ricavare gravi problemi alla salute del ragazzo. Di conseguenza, fumando si ricavano gravi problemi alla salute, come tumori polmonari causati dalla nicotina che attraversa la parte dei polmoni, si causano anche danni al cuore così da provocare trombosi  per il mancato ossigeno nel sangue e infine fumando si provoca anche la dipendenza dal fumo. Ma la grande conseguenza che si riscontra fumando è la distruzione del proprio corpo e della propria vita.
A tutto c’è una prevenzione e il fumo non è da meno. In primo luogo, si dovrebbe cominciare a prendere sbagliate amicizie così da non farti trasportare su cattive strade, come appunto la strada del fumo. Per esempio sarebbe quello di uscire con persone della tua stessa età, ma che non hanno già cominciato a fumare o che comunque stanno andando per quella strada. Inoltre, non si dovrebbe usare il fumo come rimedio nei problemi, ma parlarne con qualcuno o andare da uno psicologo che ti potrà aiutare ad affrontarli dandoti ottimi consigli. Infine, si dovrebbe pensare in che modo il fumo può distruggere la vita lentamente, così da capire i veri danni che esso riporta e magari non affrontare questa strada.
Oggi, molti ragazzi sono orami dipendenti dal fumo e non riescono più a liberarsene. Come si potrebbe curare un ragazzo adolescente dipendente dal fumo?
Prima di tutto, per liberarsi dal fumo i ragazzi dovrebbero capire di che fa male e riporta gravi conseguenza alla loro salute, così da provare a smettere di propria volontà. Inoltre, se riguarda casi più gravi si potrebbe provare con la disintossicazione oc contattando medici specifici. Ma la vera cura per smettere di fumare è pensare positivi e allontanarsi di spontanea volontà dal fumo.
Infine possiamo dire che la strada della prima sigaretta è maglio non prenderla mai e poi mai per qualsiasi motivo. Ma voglio concludere con una frase di Woody Allen:
<<Ho smesso di fumare. Vivrò una settimana di più e in quella settimana pioverà a dirotto>>




Uomo vs Uomo

Siamo stati su quel treno circa una settimana, senza mai vedere la luce del sole e senza mai respirare un po’ di aria fresca, trattati come bestie, costretti a vedere cose che dei bambini non dovrebbero vedere e privati della nostra libertà e della nostra felicità. Ognuno di noi aveva capito ormai il suo destino. Il viaggio fu un vero inferno, ci fermammo tre volte, soste molto veloci, senza mai scendere. Eravamo costretti a stare tutti ammucchiati fra di noi. Nessuno parlava, sette giorni di silenzio, un silenzio che stordiva le orecchie,  che faceva pensare al nostro destino e se avremmo mai più rivisto i nostri cari o i nostri amici. Il settimo giorno fummo tutti svegliati da un improvvisa frenata e da degli urli provenienti da fuori il treno. Dei soldati aprirono le porte e muovendo un solo dito ci dissero dove dovevamo andare: le donne a destra e gli uomini a sinistra, io ero con mia madre e mio fratello con mio padre. Erano dei robusti uomini, indivisa con sguardo serio e deciso, che non avevano nessuna pietà, nemmeno per i bambini più piccoli. Ci consegnarono un lungo pigiamone a righe bianche e azzurre con un numero scritto sopra, io era il numero 15263 e da quel giorno quel numero diventò il mio nome, ci obbligarono a metterlo e poi ci misero in una baracca composta da lunghi letti a castello che la percorrevano da cima a fondo. Non eravamo gli unici ad essere lì, ma cerano già centinaia di donne, con l’aria triste, senza capelli e un corpo molto esile. Passarono i giorni, eravamo sottoposte ai lavoro forzati e tutti i giorni mangiavamo 25 gr di pane con un cucchiaio di minestra composta da bucce di patate, la mie forze stavano scomparendo piano piano, ma non potevo arrendermi, dove lottare insieme a mia madre. Quello era un posto orrendo dove nessuno e dico nessuno, neanche l’uomo più spietato del mondo doveva passare solo un giorno. In primo luogo, c’era un grandissimo cancello da dove noi eravamo entrati con il treno, con sopra una scritta in tedesco di ferro “Arbeit macht frei”. In secondo piano, c’erano delle grandi e lunghe baracche di legno, dove centinai e centinai di persone erano costrette a vivere. Sullo sfondo, si vedevano invece dei lunghi e alti camini, da dove proveniva quasi tutti i giorni un fumo e una puzza terribile, ma nessuno sapeva che cosa accadeva dentro quelle ciminiere. Era passato più di un mese dal nostro arrivo, giorno dopo giorno vedevo cose che una ragazza di 14 anni dovrebbe mai e poi mai vedere. Tutte le mattine all’alba un soldato entra nella nostra baracca, selezionava una cinquantina di persone  e le portava via con se senza mia più rivederle, una mattina selezionarono anche mia madre, io sperai per tutto il giorno di poterla di nuovo riabbracciare la sera stessa,ma lei non tornò mai più e io rimasi sola fino a quando mi selezionarono anche a me e mi resi conto che io non avrei mai più rivisto i miei parenti e i miei amici, dopo quella fredda doccia.
Molte sono le cause della Shoah e non possiamo dare la colpa  ad una sola  causa ben precisa. In primo luogo, possiamo dire che la causa forze principale era l’ignoranza, perché la Germania in quel periodo attraversava una forte crisi economica, perciò Hitler diete la colpa agli ebrei, infatti essi erano un popolo molto ricco e molti di loro controllavano banche tedesche, di conseguenza scaricò tutta la colpa su di loro, perché non aveva la minima idea da dove poteva provenire la crisi della Germania.  Poi, come seconda causa possiamo parlare di supremazia, Hitler avendo condannato gli ebrei ad essere causa della crisi,infatti li denominò razza inferiore o razza impura che stava contaminando la razza ariana, cioè i tedeschi, perciò considerati anche pericolo per la popolazione ariana,di conseguenza Hitler si sentì superiore,  agli ebrei. Infine, possiamo dire che un'altra causa dell’olocausto può essere stato il fanatismo, perché Hitler portando gli ebrei ad essere condannati alla morte attraverso i campi di concentramento si sentì in un certo modo fanatico dei propri gesti e delle propri idea, così da imporre alle persone di avere proprie idee e di esprimersi come meglio volevano.Ricordando, approfondendo e immedesimandosi nella storia dell’olocausto possiamo tirar fuori degli insegnamenti. In primo luogo, il primo insegnamento è che siamo tutti uguali e liberi nei diritti ( art 1), perciò siamo tutti paragonati su uno stesso livello. Secondo poi, tutti noi abbiamo il diritto di avere là libertà, la proprietà e là sicurezza ( art. 2). Inoltre, nessun uomo può essere accusato e arrestato senza prove che dichiarano che l’uomo è colpevole ( art.7). Infine, ognuno di noi non può essere molestato per le proprie idee politiche, religiose e per le sue opinioni ( art. 10). Volevo concludere con una celebre frase di Primo Levi, deportato anche lui:<< Pensavo che la vita era bella e avrebbe continuato ad esserla>>, con queste parole si può capire che ogni persona che chi ha varcato il cancello di un campo di concentramento aveva già capito che non sarebbe avrebbe avuto un ottimo futuro.

lunedì 21 ottobre 2013

DIARIO PARIGINO...

                                                                                                                                                                                                                                                                                                       27/luglio/1893                                                        
Caro diario,
sono una contadina della Francia, pelle bruna, occhi scuri pieni di speranza e tanta voglia di vivere, infranta dalla Rivoluzione ! Vedere la propria città distrutta, dove hai vissuto per tutta la vita, dove sei cresciuta, dove sei nata e dove hai fatto i primi passi è devastante.
Sulla sinistra, si possono vedere i sogni distrutti dei cittadini, occhi pieni di lacrime, visi tristi eppure sempre pieni di speranza e gente che si dispera e che piange per la gran fame che patisce.  Al centro, si vedono bambini e ragazzi che giocano spensierati per le strade ormai ridotte a brandelli, tra quelle poche case rimaste in piedi e tra migliaia di povere vittime distese per terra come se stessero dormendo per la grande stanchezza dovuta alla tantissime battaglie. Come fanno i bambini ad essere così forti? Come fanno a non soffrire? Come fanno a non capire che il proprio futuro è andato per lo più distrutto?  A destra, mentre contadini e borghesi patiscono le pene dell’inferno, ci sono i nobili che fanno tutti i giorni la bella vita. Dalle finestre delle loro case, si sente il profumo della ricchezza, si odono gli schiamazzi della felicità, delle note musicali che annunciano delle feste e si possono vedore cibi e pietanze che passano sotto i loro baffi; mangiano senza vergogna, mentre noi dobbiamo faticare per sopravvivere un giorno in più di loro!
Guardo i miei figli, vestiti con stracci rovinati, scoloriti, che emanano un odore insopportabile, l’odore della povertà e dell’infelicità. La loro pelle è sempre più sottile, da far quasi vedere le loro piccole e fragili ossa, il loro viso è scarno, pallido e parla da solo: stanno soffrendo, le loro forze stanno diminuendo ogni giorno di più, sono sempre distesi per terra, senza mai alzarsi, senza mai andare a giocare con i loro amici, si stanno spegnendo davanti ai miei occhi.
Non potrei sopportare un’altra volta la perdita di un figlio: all’inizio della Rivoluzione, Carlo il mio terzo e ultimo figlio, si ammalò gravemente, prendendo un’ infezione incurabile alla gola, che gli ha impedito di deglutire quel poco pane e quella poca acqua  che avevamo, fino a ridurlo uno straccio e a  portarlo alla morte. Da quel giorno per me è cominciato l’inferno, tutto il mondo mi è crollato addosso; ancora oggi lo considero parte della famiglia, chiamandolo ogni volta che ci raduniamo a tavola, ma poi rifletto e l’immagine del suo piccolo corpo senza vita mi passa davanti agli occhi, rendendo così le mie giornate sempre più tristi.
Tutte le mattine, prima che quelle poche persone rimaste vive si sveglino, faccio un giro in città, tra le vittime della guerra e tra le case distrutte, per vagare un po’ la mia mente. Appena passo davanti ai campi di grano, ormai distrutti, o davanti alla nostra vecchia casa, ormai ridotta in cenere dalle fiamme del gran fuoco , delle lacrime segnano il mio viso scarno e migliaia di ricordi passano davanti al mia anima, facendo sì che riviva in eterno ogni istante, ogni giorno del mio passato da contadina e da mamma felice, cancellando per un secondo tutta la sofferenza che mi invade.
Spesso ripenso a quando eravamo in quella grande stanza, tutti in insieme, tutto il popolo della Francia, riuniti in Assemblea. Quel giorno era pieno di ansia e felicità. La voce del nostro rappresentante era squillante, ferma, decisa e allo stesso tempo piena di emozione:
-Da questo momento in poi, sarete tutti “fratelli, liberi e uguali”! Sarete messi tutti allo stesso livello, sia nobili che borghesi, perché siete fratelli e tutti i fratelli hanno gli stessi diritti!-
Un boato di felicità rimbombò per tutta la stanza: gente che piangeva dall’emozione, persone che si abbracciavano, ma soprattutto tutti pensavano che finalmente ,da quel momento, non sarebbero più stati considerati inferiori ai nobili! Per tutti noi, questo era un grandissimo privilegio,  che avrebbe  portato la  nostra vita al massimo splendore.
Ora, però, ripensare al passato fa male. Il passato porta solo gravi conseguenze, tristezza e malinconia. Oggi la stanchezza è tanta, la notte non si dorme, per i gemiti delle persone che soffrono, per gli urli dei piccoli bambini che cercando di bere un po’ di latte dal seno della mamma. I miei figli, giorno dopo giorno, si aggravano sempre di più, non so quanto dureranno, non so se potranno tornare a giocare con i loro amici e non so se potranno ritornare a vivere con gioia e felicità la loro vita. Forse anche io non  tornerò alla vita di sempre: la città è ridotta in brandelli, le case sono state abbattute o mandate a fuoco senza motivo, la cenere copre le strade,  i campi sono rasi al suolo, il lavoro di una vita è andato distrutto in pochi minuti, la felicità di una vita distrutta in pochi secondi…
Ogni sera prima di cercare di dormire, mi chiedo se  tutto sarebbe potuto essere diverso: se invece di essere una monarchia fossimo stati una repubblica, se invece di essere tutti diversi nei diritti fossimo stati tutti posti allo stesso livello, chiissà come sarebbe oggi la nostra Francia, popolata da cittadini uguali, fratelli e liberi. La nostra vita sarebbe stata diversa, di sicuro: se le tasse fossero state applicate anche ai nobili, si sarebbe evitato tutto quello che oggi stiamo patendo, la fame, la sofferenza e la speranza di vivere un giorno più a lungo.
Ma tutto quello che immagino e penso ogni giorno è solo un sogno che non si avvererà mai e poi mai, la mia vita e quella dei miei figli si spegnerà prima che si possa sistemare tutto e i nostri corpi senza vita non potranno riposare in pace come meritano, saranno adagiati in un mucchio di cadaveri per poi sostare lì in eterno…


                                                                                                         27/luglio/1893                                                                                                                                    Caro diario,
la stanchezza si sta impossessando di me, la notte non si dorme più, per gli schiamazzi di allegria provenenti dalle case dei nobili e per i pianti di quei pochi bambini che sono rimasti in vita.  La città è sempre più inquietante: ormai quelle poche case che erano sopravvissute alla guerra si sono trasformate in cenere, come i loro proprietari, i campi di grano sono diventati delle immense paludi piene di ratti, insetti e corpi senza vita, le lunghe strade su cui passavano le carrozze sono diventate impraticabili, piene di corpi e di qualche bambino che gioca stanco.
Le passeggiate mattutine sono ormai smarrite, sia per la grande stanchezza che mi impedisce di camminare e sia perché voglio passare  ogni secondo della mia vita che mi rimane accanto ai miei figli, che si stanno aggravando sempre di più. Il loro viso è sempre più scarno, i loro vestiti sono diventati dei grandi stracci che emanano un odore insopportabile.
Non so più che fare, non so più come comportarmi, non so più che dire ai miei figli quando mi chiedono dove è il loro papà. Non so se dirgli che è morto in battaglia o se dirgli che sta tornando e non vede l’ora di rivederli.


                                                                                                                26/agosto/1893                                                                                                                            
Caro diario,
per i miei figli non c’è stato niente da fare. Ieri sera, durante la notte, si sono accasciati a terra, come se stessero dormendo, ma stamattina, quando li ho toccati per svegliarli, il loro corpo era gelato, e il loro piccolo cuoricino non batteva più. Da quel momento, la lancia che mi ha trafitto il cuore fa parte di me, le mie forze sono sempre di meno, i miei occhi sono stanchi, fanno fatica a restare aperti e le mie mani fanno fatica a scrivere queste ultime parole… Mi sto spegnendo piano piano come una candela in assenza di ossigeno…
                                                       

lunedì 27 maggio 2013

UN Dì VERRA'

Con la prof. di letteratura stiamo affrontando l'argomento del Dolce Stil Novo e della Scuola Poetica Siciliana. E attraverso le poesia che abbiamo letto ne abbiamo elaborata una tutta nostra a gruppi e io ho lavorato con la mia amica Giulia Cinti.
Qui sotto il link dell poesia.

giovedì 23 maggio 2013

CARO FALCONE...


Caro Giovanni Falcone,
forse pensavo di non poterti mai scrivere, ma adesso sono qui che ti scrivo una lettera, si proprio a te Giovanni Falcone, il grande e coraggioso uomo che stava per sconfiggere il mostro. Dopo che ho letto la tua storia, dopo che ho seguito tutti i tuoi viaggi per sconfiggere il mostro, mi rendo conto che eri un uomo degno di una vita e una famiglia che ti poteva abbracciare quando tornavi a casa dopo una lunga giornata in tribunale, ma questo in ti è stato permesso faceva la vita di un topo, se la possiamo chiamare così. Casa- tribunale, tribunale-casa e questa non è una vita per un eroe come te!
Tu amavi molto la tua vita anche se non era degna di essere vissuta, ma amavi anche tu moglie Francesca, una donna dolce e coraggiosa come te. Non sapevate, però che la vostra storia, terminava appena avreste passato il cartello con su scritto Capaci.
In un istante della tua vita ti sarà sicuramente capitato di pensare, perché non avevi una vita normale? Perché hai scelto di fare un lavoro del genere? O perché non potevi avere una famiglia? Ma sicuramente ad ogni domanda che ti ponevi trovavi una risposta che le risolveva tutte.
 Mi sono innamorata della tua storia e soprattutto come il papà di Giovanni l’ha raccontata al proprio figlio, seguendo tutti i passi che hai compiuto tu con la tua scorta e spiegandogliela con dei piccoli oggetti che la raccontavano perfettamente: il carciofo, l’omino del biliardino, l’aspirina…
Ed ecco che ti immagino seduto su un grande tavolo pieno di assegni, mentre li esamini uno per uno in cerca di prove per incastrare il mostro come un bambino cerca i suoi amici che si sono nascosti… ma hai pensato di mollare tutto e di vivere una vita normale? O sei sempre stato coraggioso e pieno di forza? Nei tuoi panni io sarei riuscita a resistere il più possibile, ma avrei mollato, forze per paura di perdere la vita. Infatti come è successo a te, hai perso la tua vita, per proteggere il prossimo e sconfiggere la mafia rendendo questo un mondo felice e senza più paura.
Con la mia classe abbiamo letto il tuo libro e abbiamo visto tutte le foto del mostro che tu hai sconfitto, lottando, ma abbiamo visto anche i tuoi amici che come te hanno perso la vita per rendere questo un futuro migliore.
Tutti avrebbero fatto quello che hai fatto tu con i tuoi amici, ma tutti anche avrebbero paura di sconfiggere la mafia con le stesse tue armi.
Eri e sei ancora un uomo coraggioso e pieno di riconoscimento da tutte le persone che ti vogliono bene e anche dalle persone che come me che ti conoscono solo grazie a un libro e a delle foto prese da internet.
Con questa lettera ti ho detto tutte le cose che ho scoperto leggendo il tuo libro e per me questa è stata una preziosa occasione!

Giorgia Quaresima
Giulia Cinti

sabato 11 maggio 2013

IL SIGNOR HARRISON E LA SUA EREDITA'


Notte. Notte fonda e buia. Notte popolata da gente sola. E da una mano spettrale che con forza e cattiveria sferra un colpo alle spalle di un anima innocente.

Come al solito la mattina era uscito molto presto, andava a fare colazione al bar sotto casa. Indossava il solito vestito e la solita cravatta nera, la sua camicia bianca, e le sue scarpe di cuoio nero lucido. Erano anni che ripeteva quella storia e che  lavorava come avvocato nel parlamento di New York. Era un uomo molto distinto e ben voluto dalla gente che voleva la giustizia per i malfattori e dai suoi colleghi, riusciva a risolvere casi che solo lui con la sua competenza poteva portare a termine, per dirlo in poche parole era il lavoratore modello a cui volevano tutti assomigliare.
-Allora per quel caso in sospeso?-
-Non capisco!-
- Si che capisci pensa bene!-
-Veramente cosa succede?-
-Per quel conticino in sospeso del mio amico!-
-Ne abbiamo già parlato!-
-Ma…ma… neanche se… il tuo conto in banca aggiunge qualche soldo?-
-No la questione è chiusa! Già ne abbiamo parlato!-
-Pensaci bene!1 Potresti dare un futuro miglio alla tua famiglia!-
-Lascia stare la mia famiglia! Loro si trovano bene!
-Pensi solo a te stesso! Non pensi mai alla felicità delle persone altrui!-
-La giustizia per i malfattori va scontata!-
- Si, ma una volta ogni tanto un eccezione si può pure fare!-
-La giustizia non da scampo a nessuno! Ci sono prove, testimoni e indizi!-
-La giustizia di qua… la giustizia di la!-
-Come le ripeto la giustizia a sempre ragione!-

Il commissario con la scorta e la scientifica arrivano in un batter d’occhio. Il commissario George osserva la scena del delitto guardando ogni minimo dettaglio: la camera è a soqquadro: nell’armadio sembra esplosa una bomba, le finestre sono aperte, le tende sono per terra e sono sporche di sangue e i cassetti sono divelti, i quadri sono tutti sul pavimento, il letto è sfatto pieno di sangue.Al centro della stanza si trova il cadavere del Signor. Harrison. I suoi occhi mandano una sensazione di dolore e di paura, il suo volto è pallido e racconta il dolore subito e il pugnale che si trova trafitto nella sua schiena fa capire che l’assassino non amava per niente il Signor Harrison.
-Trovato qualcosa?-
-No niente indizi fini ad ora!-
-Avete controllato se manca qualcosa?-
-L’unica cosa che manca nelle cassaforte è la pagina dove si trova la firma dell’attestato d’eredità del Signor Harrison!-
-Quindi sarà sicuramente una omicidio! Ma l’assassino voleva solo l’eredità del signore dato che il resto della cassaforte è in odine come s nessuno l’avesse toccata!-
-Infatti un indizio al quanto strano!-
-Commissario possiamo controllare gli spostamenti della vittima negli ultimi periodi?E non ci scordiamo le telefonate, gli incontri ripresi dalla videocamere e anche le registrazioni dei video di sorveglianza del parlamento!Dobbiamo scoprire con chi si incontrava e dove! Dobbiamo scoprire tutto della vittima!-
-Signora Marple mi metto subito a lavoro! Le farò sapere appena scopro qualcosa!-
Passano molti giorni  fino a quando il commissario mi chiama per darmi notizie:
- Buongiorno Signora Marple!-
-Buongiorno commissario! Mi dica tutto?-
-Abbiamo molte prove! Credo che siamo arrivati alla colpevole! O forze ci siamo quasi!-
-Bene bene! Si procede molto bene!-
-Si si! L’assassino ha lasciato molte prove!-
-Un assassino al quanto esperto in materia!-
-Ora la devo lasciare! Le indagini mi chiamano!-
-Allora mi faccia sapere al più presto!-
-Arrivederci Signora Marple!La richiamerò per darle altre notizie!-
-Arrivederci Commissario!-
Passano giorni, settimane, mesi e la squadra di polizia e di investigatori si dirige al parlamento dove lavorava il povero Signor. Harrison.
-Buonasera Signora Harrison che cosa fa qui lei?-
-Io qui lavoro! E’ da tanto tempo che non la rivedo!-
-Si è vero sono stato molto indaffarato questo ultimo periodo! Ma a proposito lei come sta?-
-Molto bene! Ma la giustizia mi chiama devo tornare a lavoro se non le dispiace!-
-Be fosse in lei  io già mi sarei preoccupato se un commissario mi venisse a parlare lei non crede?-
-Guardi che io con l’omicidio di mio marito non centro niente! Lo sa bene è stato quell’uomo con cui la mattina stessa ha avuto una discussione!-
- Ma io non indicavo l’omicidio di suo marito!-
La signora Harrison con voce balbettante e insicura rispose:
-Ma me lo sono immaginato!-
-E poi, perché ha parlato dell’uomo che ha avuto quella discussione con suo marito?-
-…ho buttato a caso!-
-Ho forse lei ha detto così, perché è stata lei stessa ad strappare le pagine del testamento di suo marito dopo aver saputo che la sua eredità non andava a lei, ma a sua sorella! Sulla cassaforte non ci sono segni di scasso, quindi è stata aperta sicuramente da una persona che conosceva il codice segreto! Il testamento ci ha fatto capire che è stata lei ad ucciderlo per la grande rabbia  con un coltellino da lettere trovato nel forno a microonde un nascondiglio al quanto impensabile!-
-Mi dispiace infatti mi sono subito pentita, ma lui mi ha costretto! Io sono sua moglie e ho diritto alla sua eredità! Ci siamo sposati più di 10 anni fa, ma la paura che non mi lasciava nessun soldo mi affissiava e l’unico motivo era ucciderlo!-
-Ma questo non giustifica la sua azione! Per un testamento che in futuro poteva anche essere cambiato lei ha ucciso un uomo innocente che svolgeva bene il suo lavoro, che aveva uno stipendio al quanto sostanzioso e che amava la sua famiglia più di ogni altra cosa al mondo!-
Notte. Notte fonda. Notte popolata da gente sola. Chiusa in una cella del distretti di New York.