lunedì 21 ottobre 2013

DIARIO PARIGINO...

                                                                                                                                                                                                                                                                                                       27/luglio/1893                                                        
Caro diario,
sono una contadina della Francia, pelle bruna, occhi scuri pieni di speranza e tanta voglia di vivere, infranta dalla Rivoluzione ! Vedere la propria città distrutta, dove hai vissuto per tutta la vita, dove sei cresciuta, dove sei nata e dove hai fatto i primi passi è devastante.
Sulla sinistra, si possono vedere i sogni distrutti dei cittadini, occhi pieni di lacrime, visi tristi eppure sempre pieni di speranza e gente che si dispera e che piange per la gran fame che patisce.  Al centro, si vedono bambini e ragazzi che giocano spensierati per le strade ormai ridotte a brandelli, tra quelle poche case rimaste in piedi e tra migliaia di povere vittime distese per terra come se stessero dormendo per la grande stanchezza dovuta alla tantissime battaglie. Come fanno i bambini ad essere così forti? Come fanno a non soffrire? Come fanno a non capire che il proprio futuro è andato per lo più distrutto?  A destra, mentre contadini e borghesi patiscono le pene dell’inferno, ci sono i nobili che fanno tutti i giorni la bella vita. Dalle finestre delle loro case, si sente il profumo della ricchezza, si odono gli schiamazzi della felicità, delle note musicali che annunciano delle feste e si possono vedore cibi e pietanze che passano sotto i loro baffi; mangiano senza vergogna, mentre noi dobbiamo faticare per sopravvivere un giorno in più di loro!
Guardo i miei figli, vestiti con stracci rovinati, scoloriti, che emanano un odore insopportabile, l’odore della povertà e dell’infelicità. La loro pelle è sempre più sottile, da far quasi vedere le loro piccole e fragili ossa, il loro viso è scarno, pallido e parla da solo: stanno soffrendo, le loro forze stanno diminuendo ogni giorno di più, sono sempre distesi per terra, senza mai alzarsi, senza mai andare a giocare con i loro amici, si stanno spegnendo davanti ai miei occhi.
Non potrei sopportare un’altra volta la perdita di un figlio: all’inizio della Rivoluzione, Carlo il mio terzo e ultimo figlio, si ammalò gravemente, prendendo un’ infezione incurabile alla gola, che gli ha impedito di deglutire quel poco pane e quella poca acqua  che avevamo, fino a ridurlo uno straccio e a  portarlo alla morte. Da quel giorno per me è cominciato l’inferno, tutto il mondo mi è crollato addosso; ancora oggi lo considero parte della famiglia, chiamandolo ogni volta che ci raduniamo a tavola, ma poi rifletto e l’immagine del suo piccolo corpo senza vita mi passa davanti agli occhi, rendendo così le mie giornate sempre più tristi.
Tutte le mattine, prima che quelle poche persone rimaste vive si sveglino, faccio un giro in città, tra le vittime della guerra e tra le case distrutte, per vagare un po’ la mia mente. Appena passo davanti ai campi di grano, ormai distrutti, o davanti alla nostra vecchia casa, ormai ridotta in cenere dalle fiamme del gran fuoco , delle lacrime segnano il mio viso scarno e migliaia di ricordi passano davanti al mia anima, facendo sì che riviva in eterno ogni istante, ogni giorno del mio passato da contadina e da mamma felice, cancellando per un secondo tutta la sofferenza che mi invade.
Spesso ripenso a quando eravamo in quella grande stanza, tutti in insieme, tutto il popolo della Francia, riuniti in Assemblea. Quel giorno era pieno di ansia e felicità. La voce del nostro rappresentante era squillante, ferma, decisa e allo stesso tempo piena di emozione:
-Da questo momento in poi, sarete tutti “fratelli, liberi e uguali”! Sarete messi tutti allo stesso livello, sia nobili che borghesi, perché siete fratelli e tutti i fratelli hanno gli stessi diritti!-
Un boato di felicità rimbombò per tutta la stanza: gente che piangeva dall’emozione, persone che si abbracciavano, ma soprattutto tutti pensavano che finalmente ,da quel momento, non sarebbero più stati considerati inferiori ai nobili! Per tutti noi, questo era un grandissimo privilegio,  che avrebbe  portato la  nostra vita al massimo splendore.
Ora, però, ripensare al passato fa male. Il passato porta solo gravi conseguenze, tristezza e malinconia. Oggi la stanchezza è tanta, la notte non si dorme, per i gemiti delle persone che soffrono, per gli urli dei piccoli bambini che cercando di bere un po’ di latte dal seno della mamma. I miei figli, giorno dopo giorno, si aggravano sempre di più, non so quanto dureranno, non so se potranno tornare a giocare con i loro amici e non so se potranno ritornare a vivere con gioia e felicità la loro vita. Forse anche io non  tornerò alla vita di sempre: la città è ridotta in brandelli, le case sono state abbattute o mandate a fuoco senza motivo, la cenere copre le strade,  i campi sono rasi al suolo, il lavoro di una vita è andato distrutto in pochi minuti, la felicità di una vita distrutta in pochi secondi…
Ogni sera prima di cercare di dormire, mi chiedo se  tutto sarebbe potuto essere diverso: se invece di essere una monarchia fossimo stati una repubblica, se invece di essere tutti diversi nei diritti fossimo stati tutti posti allo stesso livello, chiissà come sarebbe oggi la nostra Francia, popolata da cittadini uguali, fratelli e liberi. La nostra vita sarebbe stata diversa, di sicuro: se le tasse fossero state applicate anche ai nobili, si sarebbe evitato tutto quello che oggi stiamo patendo, la fame, la sofferenza e la speranza di vivere un giorno più a lungo.
Ma tutto quello che immagino e penso ogni giorno è solo un sogno che non si avvererà mai e poi mai, la mia vita e quella dei miei figli si spegnerà prima che si possa sistemare tutto e i nostri corpi senza vita non potranno riposare in pace come meritano, saranno adagiati in un mucchio di cadaveri per poi sostare lì in eterno…


                                                                                                         27/luglio/1893                                                                                                                                    Caro diario,
la stanchezza si sta impossessando di me, la notte non si dorme più, per gli schiamazzi di allegria provenenti dalle case dei nobili e per i pianti di quei pochi bambini che sono rimasti in vita.  La città è sempre più inquietante: ormai quelle poche case che erano sopravvissute alla guerra si sono trasformate in cenere, come i loro proprietari, i campi di grano sono diventati delle immense paludi piene di ratti, insetti e corpi senza vita, le lunghe strade su cui passavano le carrozze sono diventate impraticabili, piene di corpi e di qualche bambino che gioca stanco.
Le passeggiate mattutine sono ormai smarrite, sia per la grande stanchezza che mi impedisce di camminare e sia perché voglio passare  ogni secondo della mia vita che mi rimane accanto ai miei figli, che si stanno aggravando sempre di più. Il loro viso è sempre più scarno, i loro vestiti sono diventati dei grandi stracci che emanano un odore insopportabile.
Non so più che fare, non so più come comportarmi, non so più che dire ai miei figli quando mi chiedono dove è il loro papà. Non so se dirgli che è morto in battaglia o se dirgli che sta tornando e non vede l’ora di rivederli.


                                                                                                                26/agosto/1893                                                                                                                            
Caro diario,
per i miei figli non c’è stato niente da fare. Ieri sera, durante la notte, si sono accasciati a terra, come se stessero dormendo, ma stamattina, quando li ho toccati per svegliarli, il loro corpo era gelato, e il loro piccolo cuoricino non batteva più. Da quel momento, la lancia che mi ha trafitto il cuore fa parte di me, le mie forze sono sempre di meno, i miei occhi sono stanchi, fanno fatica a restare aperti e le mie mani fanno fatica a scrivere queste ultime parole… Mi sto spegnendo piano piano come una candela in assenza di ossigeno…
                                                       

lunedì 27 maggio 2013

UN Dì VERRA'

Con la prof. di letteratura stiamo affrontando l'argomento del Dolce Stil Novo e della Scuola Poetica Siciliana. E attraverso le poesia che abbiamo letto ne abbiamo elaborata una tutta nostra a gruppi e io ho lavorato con la mia amica Giulia Cinti.
Qui sotto il link dell poesia.

giovedì 23 maggio 2013

CARO FALCONE...


Caro Giovanni Falcone,
forse pensavo di non poterti mai scrivere, ma adesso sono qui che ti scrivo una lettera, si proprio a te Giovanni Falcone, il grande e coraggioso uomo che stava per sconfiggere il mostro. Dopo che ho letto la tua storia, dopo che ho seguito tutti i tuoi viaggi per sconfiggere il mostro, mi rendo conto che eri un uomo degno di una vita e una famiglia che ti poteva abbracciare quando tornavi a casa dopo una lunga giornata in tribunale, ma questo in ti è stato permesso faceva la vita di un topo, se la possiamo chiamare così. Casa- tribunale, tribunale-casa e questa non è una vita per un eroe come te!
Tu amavi molto la tua vita anche se non era degna di essere vissuta, ma amavi anche tu moglie Francesca, una donna dolce e coraggiosa come te. Non sapevate, però che la vostra storia, terminava appena avreste passato il cartello con su scritto Capaci.
In un istante della tua vita ti sarà sicuramente capitato di pensare, perché non avevi una vita normale? Perché hai scelto di fare un lavoro del genere? O perché non potevi avere una famiglia? Ma sicuramente ad ogni domanda che ti ponevi trovavi una risposta che le risolveva tutte.
 Mi sono innamorata della tua storia e soprattutto come il papà di Giovanni l’ha raccontata al proprio figlio, seguendo tutti i passi che hai compiuto tu con la tua scorta e spiegandogliela con dei piccoli oggetti che la raccontavano perfettamente: il carciofo, l’omino del biliardino, l’aspirina…
Ed ecco che ti immagino seduto su un grande tavolo pieno di assegni, mentre li esamini uno per uno in cerca di prove per incastrare il mostro come un bambino cerca i suoi amici che si sono nascosti… ma hai pensato di mollare tutto e di vivere una vita normale? O sei sempre stato coraggioso e pieno di forza? Nei tuoi panni io sarei riuscita a resistere il più possibile, ma avrei mollato, forze per paura di perdere la vita. Infatti come è successo a te, hai perso la tua vita, per proteggere il prossimo e sconfiggere la mafia rendendo questo un mondo felice e senza più paura.
Con la mia classe abbiamo letto il tuo libro e abbiamo visto tutte le foto del mostro che tu hai sconfitto, lottando, ma abbiamo visto anche i tuoi amici che come te hanno perso la vita per rendere questo un futuro migliore.
Tutti avrebbero fatto quello che hai fatto tu con i tuoi amici, ma tutti anche avrebbero paura di sconfiggere la mafia con le stesse tue armi.
Eri e sei ancora un uomo coraggioso e pieno di riconoscimento da tutte le persone che ti vogliono bene e anche dalle persone che come me che ti conoscono solo grazie a un libro e a delle foto prese da internet.
Con questa lettera ti ho detto tutte le cose che ho scoperto leggendo il tuo libro e per me questa è stata una preziosa occasione!

Giorgia Quaresima
Giulia Cinti

sabato 11 maggio 2013

IL SIGNOR HARRISON E LA SUA EREDITA'


Notte. Notte fonda e buia. Notte popolata da gente sola. E da una mano spettrale che con forza e cattiveria sferra un colpo alle spalle di un anima innocente.

Come al solito la mattina era uscito molto presto, andava a fare colazione al bar sotto casa. Indossava il solito vestito e la solita cravatta nera, la sua camicia bianca, e le sue scarpe di cuoio nero lucido. Erano anni che ripeteva quella storia e che  lavorava come avvocato nel parlamento di New York. Era un uomo molto distinto e ben voluto dalla gente che voleva la giustizia per i malfattori e dai suoi colleghi, riusciva a risolvere casi che solo lui con la sua competenza poteva portare a termine, per dirlo in poche parole era il lavoratore modello a cui volevano tutti assomigliare.
-Allora per quel caso in sospeso?-
-Non capisco!-
- Si che capisci pensa bene!-
-Veramente cosa succede?-
-Per quel conticino in sospeso del mio amico!-
-Ne abbiamo già parlato!-
-Ma…ma… neanche se… il tuo conto in banca aggiunge qualche soldo?-
-No la questione è chiusa! Già ne abbiamo parlato!-
-Pensaci bene!1 Potresti dare un futuro miglio alla tua famiglia!-
-Lascia stare la mia famiglia! Loro si trovano bene!
-Pensi solo a te stesso! Non pensi mai alla felicità delle persone altrui!-
-La giustizia per i malfattori va scontata!-
- Si, ma una volta ogni tanto un eccezione si può pure fare!-
-La giustizia non da scampo a nessuno! Ci sono prove, testimoni e indizi!-
-La giustizia di qua… la giustizia di la!-
-Come le ripeto la giustizia a sempre ragione!-

Il commissario con la scorta e la scientifica arrivano in un batter d’occhio. Il commissario George osserva la scena del delitto guardando ogni minimo dettaglio: la camera è a soqquadro: nell’armadio sembra esplosa una bomba, le finestre sono aperte, le tende sono per terra e sono sporche di sangue e i cassetti sono divelti, i quadri sono tutti sul pavimento, il letto è sfatto pieno di sangue.Al centro della stanza si trova il cadavere del Signor. Harrison. I suoi occhi mandano una sensazione di dolore e di paura, il suo volto è pallido e racconta il dolore subito e il pugnale che si trova trafitto nella sua schiena fa capire che l’assassino non amava per niente il Signor Harrison.
-Trovato qualcosa?-
-No niente indizi fini ad ora!-
-Avete controllato se manca qualcosa?-
-L’unica cosa che manca nelle cassaforte è la pagina dove si trova la firma dell’attestato d’eredità del Signor Harrison!-
-Quindi sarà sicuramente una omicidio! Ma l’assassino voleva solo l’eredità del signore dato che il resto della cassaforte è in odine come s nessuno l’avesse toccata!-
-Infatti un indizio al quanto strano!-
-Commissario possiamo controllare gli spostamenti della vittima negli ultimi periodi?E non ci scordiamo le telefonate, gli incontri ripresi dalla videocamere e anche le registrazioni dei video di sorveglianza del parlamento!Dobbiamo scoprire con chi si incontrava e dove! Dobbiamo scoprire tutto della vittima!-
-Signora Marple mi metto subito a lavoro! Le farò sapere appena scopro qualcosa!-
Passano molti giorni  fino a quando il commissario mi chiama per darmi notizie:
- Buongiorno Signora Marple!-
-Buongiorno commissario! Mi dica tutto?-
-Abbiamo molte prove! Credo che siamo arrivati alla colpevole! O forze ci siamo quasi!-
-Bene bene! Si procede molto bene!-
-Si si! L’assassino ha lasciato molte prove!-
-Un assassino al quanto esperto in materia!-
-Ora la devo lasciare! Le indagini mi chiamano!-
-Allora mi faccia sapere al più presto!-
-Arrivederci Signora Marple!La richiamerò per darle altre notizie!-
-Arrivederci Commissario!-
Passano giorni, settimane, mesi e la squadra di polizia e di investigatori si dirige al parlamento dove lavorava il povero Signor. Harrison.
-Buonasera Signora Harrison che cosa fa qui lei?-
-Io qui lavoro! E’ da tanto tempo che non la rivedo!-
-Si è vero sono stato molto indaffarato questo ultimo periodo! Ma a proposito lei come sta?-
-Molto bene! Ma la giustizia mi chiama devo tornare a lavoro se non le dispiace!-
-Be fosse in lei  io già mi sarei preoccupato se un commissario mi venisse a parlare lei non crede?-
-Guardi che io con l’omicidio di mio marito non centro niente! Lo sa bene è stato quell’uomo con cui la mattina stessa ha avuto una discussione!-
- Ma io non indicavo l’omicidio di suo marito!-
La signora Harrison con voce balbettante e insicura rispose:
-Ma me lo sono immaginato!-
-E poi, perché ha parlato dell’uomo che ha avuto quella discussione con suo marito?-
-…ho buttato a caso!-
-Ho forse lei ha detto così, perché è stata lei stessa ad strappare le pagine del testamento di suo marito dopo aver saputo che la sua eredità non andava a lei, ma a sua sorella! Sulla cassaforte non ci sono segni di scasso, quindi è stata aperta sicuramente da una persona che conosceva il codice segreto! Il testamento ci ha fatto capire che è stata lei ad ucciderlo per la grande rabbia  con un coltellino da lettere trovato nel forno a microonde un nascondiglio al quanto impensabile!-
-Mi dispiace infatti mi sono subito pentita, ma lui mi ha costretto! Io sono sua moglie e ho diritto alla sua eredità! Ci siamo sposati più di 10 anni fa, ma la paura che non mi lasciava nessun soldo mi affissiava e l’unico motivo era ucciderlo!-
-Ma questo non giustifica la sua azione! Per un testamento che in futuro poteva anche essere cambiato lei ha ucciso un uomo innocente che svolgeva bene il suo lavoro, che aveva uno stipendio al quanto sostanzioso e che amava la sua famiglia più di ogni altra cosa al mondo!-
Notte. Notte fonda. Notte popolata da gente sola. Chiusa in una cella del distretti di New York.

mercoledì 17 aprile 2013

IL MITO DELL'AMICIZIA


Sulla terra regnava l'amicizia, tranne nella città di Itaca, una città stupenda piena di alberi, cespugli pieni di more deliziose e fiori colorati, dove tutti gli umani si odiavano, ma solo una coppia di anziani si volevano bene.
Gli dei guardavano tutti i giorni questa città piena di litigi e a loro non andava bene.
Zues padre di tutti gli dei,stanco di questa situazione, convocò una riunione speciale.
-Come si fa a placare questa situazione, io non c'è la faccio più a sentire queste urla!!!- disse Atena
-Potremmo uccidere tutti gli uomini e crearne altri più amichevoli-rispose Poseidone
-Ma che cosa dici!! Non si può fare- disse Apollo
-Ho un idea!!- esclamò Zeus- 2 dei scenderanno sulla terra e doneranno con l'aiuto dei 2 anziani l'amicizia agli uomini!!
-Ottima idea!!- risposero tutti in coro gli dei
-E chi incaricherai per questa missione- disse Poseidone
-Incaricherò: Atena e Apollo- disse Zeus
I due scesero sulla terra travestendosi da umani e iniziarono a cercare i due anziani.
Bussa e ribussa per tutte le porte delle case di Itaca trovarono i due anziani e iniziarono a dire loro che cosa dovevano fare:
-Dovrete con l'aiuto di questa polvere riportare l'amicizia in questa città!!- dissero Atene e Apollo
-Ok!! faremo tutto pur di riportare l'amicizia in questo luogo-dissero i due anziani
Apollo e Atena  gli consegnarono la polvere dell'amicizia che si trovava riposta in un sacchetto tutto d'oro decorato con dei nastrini argento e iniziarono a spargerla su tutti gli uomini che litigavano  facevano a botte e meraviglia delle meraviglie tutta la città di Itaca era piena di amicizia e amore

IL DIARIO DI FEDERICO II


-Specchio, specchio delle mie brame chi è il più potente del reame?Altro che Teocracismo! Guarda specchio non vedi in me la mia potenza e la mia bellezza? Io governerò fino a quando non morirò e non mi farò sottrarre da un Papa vanitoso il mio regno!!-
-Lei ha ragione! Mio padrone, nessuno può sottrarle le sue terre che ha conquistato sudando e mettendoci tanto impegno!-
- Oh! Finalmente qualcuno che la pensa come me! Io per i miei sudditi non conto niente! Sono soltanto il padrone del regno! Voglio distruggere quel Papa , lo voglio rinchiudere nelle segrete e buttare la chiave!
-Lei ha ragione mio signore, ma se lei uccide il Papa sospetteranno subito di lei e lo arresteranno!
-Specchio non dire fandonie di solito esageri, ma adesso l’hai detta proprio grossa! Come fanno ad sospettare del proprio imperatore! 
-Mio padrone, lei è l’unico che odia così tanto il Papa, perché i suoi sudditi lo adorano, perché in lui vedono riflessa l’immagine di Dio!!
-Non ti azzardare più a dire che il Papa è più importante di me! Io sono importante con lui, diciamo…
-Scusi maestà, ma lei al Papa dovrebbe portare un po’di rispetto, perché ti ha cresciuto ed educato..
-Hai ragione specchio! Ricordo che  quando ero piccolo non potevo pensare a come andava  a finire la situazione tra me il Papa, ero ingenuo e incosciente … Innocenzo III mi riempiva sempre la testa delle stesse cose: su quanto è più importante il Papa dell’imperatore, su il rispetto che dobbiamo portare al Papa… 
E quando mi portava a fare quelle lunghe passeggiate?
Che barba, tutte le mattine le passavamo facendo delle lunghe passeggiate sul mare della Sicilia, mentre Innocenzo III mi raccontava migliaia di volte come era diventato Papa o una storia della Sicilia, ma che tutte le volte che la raccontava cambiava … Sarà stata l’età… Lui era un uomo perfetto, benestante e pretendeva la perfezione da tutte le persone che gli erano accanto: quando ero arrivato all’età di avere un istruzione, non mi fece andare a scuola, ma dovevo studiare a casa tutti i giorni con dei professori privati e dopo le ore di studio  mi attendevano 3 ore di studio della religione cattolica e sul teocracismo.
-ZZZ…ZZZ…ZZZ…
-Secchio vegliati! Ti sto forse annoiando..
-No mio padrone scusi! Continui anche con la storia
-Quando ero arrivato alla massima età per poter prendere in mano il regno Innocenzo III non voleva che andassi a governare, perché voleva che diventavo un Papa come lui, ma ha me non mi interessò niente e io mi elessi imperatore così non ebbi più niente a che fare con Innocenzo III e le sue noiosissime storie forse anche inventate.
-Bella storia signore… ma mi sono perso il primo pezzo quindi non ho capito un bel niente… sarà per la prossima volta
-Specchio sono davvero offeso che mentre io raccontavo un pezzo della storia te dormivi e russavi come se non dormisti da 5 anni….
-Scusa padrone, per scusarmi farò tutto quello che vuoi…
-Specchio non fa niente per oggi, ma la prossima volta stai più attento..
-Si padrone starò più attento… adesso se non le dispiace vado a continuare il mio pisolino…. ZZZ…ZZZ…

INCIPIT MEDIA RES per un testo giallo da paura


 INCIPIT MEDIA RE

Descrizione di un luogo

SUSPENCE
C’era  un aria ghiacciata, fredda e misteriosa. La finestra era aperta, le tende di seta volavano come delle foglie che vengono spazzate dal vento, la cassaforte era aperta sicuramente era stata scassinata con un piede di porco. Il divano a fiori oro e viole era macchiato, non si capisce bene di cosa, ma vedendo quella impronte insanguinata sul davanzale della finestra si capisce che quella macchia sul divano era sicuramente sangue, forze rimasto li da qualche ora. Girando vedo altre impronte di sangue che mi portano dentro una grande stanza. Sul letto disteso c’era un cadavere: bianco pallido, i suoi occhi incutevano paura e sembrava che ti guardasse. E vedendo quell’uomo andai subito a chiamare la polizia.
                                                    
CON FAMILIARITA’
Erano le due della notte, dormivo tranquillamente e ero in un mondo fantastico fino a quando squillò il telefono, caddi dal letto e senza rendermi conto andai ad rispondere. Era la signora Brandoon del piano di sopra che con voce preoccupata mi diceva che qualcuno le era entrato in casa. E subito salii al piano sopra: la porta di casa era aperta forze era stata scassinata. La stanza era tutta a soqquadro, i mobili erano a terra, il divano era ribaltato, il pavimento era ricoperto da pezzi di vetro frantumati, sicuramente erano di qualche vaso e specchi rotto, ma il mio occhi cadde subito sulla parete vuota dove era posizionato un famoso quadro rarissimo da un milione di dollari, che sicuramente era stato rubato insieme ai soldi che si trovavano nella cassaforte che si trovava dietro al quadro.

A SPIRALE
Sono entro nella stanza del delitto, tutto era in ordine: il letto era ben fatto e senza nessuna piega, i quadri erano tutti dritti messi in ordine di grandezza e in base al pittore, le finestre erano lucide e brillanti come uno specchio appena pulito, ma l’occhio mi cadde su una macchia di sangue rosso fuoco che si trovava sul divano. Un indizio al quanto strano, per un omicidio o addirittura un suicidio.

A CERCHIO
Entro nella stanza e il mio sguardo cade direttamente su una piccola porta marrone che si trova vicino ad una libreria. Vicino alla libreria c’è un grande armadio che è stato setacciato da cima a fondo, e al centro ci trova un grande letto dove c’è il cadavere del povero Signor. Condor. Ma la curiosità mi riporta a quella porta e la mia mente viene assalita da mille domande: “che cosa ci sarà dietro? Conterrà indizi utili alla ricerca dell’assassino? O lì Condor nascondeva i suoi soldi?”

Descrizione di un personaggio

CON SUSPENCE
Aveva uno aspetto strano che incuteva paura e rancore, una cicatrice imponente che regnava sul capo come un re regna sui suoi sudditi. Indossava vestiti rozzi, sporchi, che emanavano uno strano odore che mi faceva ricordare l’odore dei mie vestiti di quando tornavo a casa dopo una giornata trascorsa in campagna con i miei amici a giocare e a saltare nelle pozzanghere di acqua e fango che si erano formate dopo una giornata di pioggia.
Ma appena lo vidi sedersi davanti a me la mia mente già aveva capito che tipo era e forze cosa aveva fatto per ridursi a quelle condizioni.

CON FAMILIARITA’
Era un ragazzo del tutto normale, alto, biondo come l’oro e con gli occhi azzurri come il mare. Andava a scuola come tutte le persone normali, non aveva ottimi voti e a mela pena aveva un cinque sulla scheda, ma era l’idolo della città, il ragazzo che tutti volevano essere e che piaceva alle ragazze che per lui facevano tutto quello che richiedeva, insomma era il fidanzato perfetto. Ma fino a quando la città non venne a sapere che il ragazzo era stato indagato dalla polizia per un omicidio. E da quel giorno divenne il ragazzo omicida!

A SPIRALE
Jon era un uomo d’affari, il più ricco del paese: possedeva 5 ville a Hollywood, 3 jet privati e molte altre cose che solo gli uomini ricchi come lui si potevano permettere. Indossava continuamente un abito elegante nero o grigio, con una camicia bianca e un paio di scarpe che forze lucidava ogni giorno, perché erano talmente lucide che ti ci potevi specchiare. I suoi capelli erano sempre sistemati e pieni di gelatina che non li faceva andare fuori posto neanche se arrivava un uragano. Con esso portava sempre una valigetta nera come fosse una sua amica, tutti si chiedevano cosa si trovava li dentro, alcuni dicevano che aveva una pistola e invece altri dicevano che aveva dei soldi che li usava per i suoi affari.

A CERCHIO
Era un uomo nobile, istruito e di bel aspetto. La mia attenzione andò subito su quella cicatrice enorme che divideva in due il suo volto. Aveva uno sguardo che come dei fari acciaccava chiunque lo guardasse, il suo sorriso era abbellito da 2 denti d’oro. Ma il mio sguardo non fece che riandare su quella cicatrice che metteva paura e rancore, ma come se la sia potuta fare? Non sarà mica un assassino?

Attraverso il dialogo

CON SUSPENCE
-Si signora arrivo subito non si preoccupi!-
-Si ma si sbrighi! Ho paura!-
Dopo un po’
-Allora signora si tranquillizzi! Adesso le faccio qualche domanda!-
-Si mi dica tutto quello che vuole!
-Lei dove era quando è successa la disgrazia?-
-Ero al primo piano dalla signora Dune-
-Molto bene!-
-E ho sentito dei strani rumori! Sono salita di corsa e mio marito era sdraiato per terra con un coltello nel cuore! Era una persona brava e onesta perché gli hanno fatto del male! Perché proprio a lui!-
-Signora adesso iniziamo subito la ricerca dell’assassino così sconterà la galera!-

CON FAMILIARITA’
Suona il telefono e vado a rispondere:
-Pronto si sono io! Chi parla?-
-Aiutoooooo! Aiutoo! Si vuole buttare di sotto!-
-Ma chi si vuole buttare di sotto?-
-Mio marito è diventato pazzo! Ha detto che lui non ce la fa più e quindi si vuole suicidare!-
-arrivo subito! Ma tu fallo scendere dal cornicione e tranquillizzalo!-
-Si ma sbrigati! Io mi trovo in via Garibaldi 8!-
Con 5 minuti mi fiondo a casa della signora e come prima cosa inizio a parlare con il marito:
-Signore si calmi! Scenda dal cornicione e parliamo!-
-No io mi butto! Così non soffrirò più!-
-Signore scenda che poi rischia di farsi male veramente!-
E con un po’ di forza il signore scende dal cornicione e si tranquillizza.

martedì 16 aprile 2013

PARLAMI AMICO


Parlami amico 
ascolta ciò che dico
se non mi parli il vento
inizia ad ululare senza più
fermarsi, i fiori appena 
sbocciati appassiranno per
le cose brutte che ci siamo detti
Ma se prima che tutto si rovini
ci sediamo vicini
e ne parliamo insieme
Allora il mondo tornerà ad essere quello che era,
il mare ritornerà a parlare con le onde,
il sole ritornerà ad illuminare e le 
nuvole ritorneranno a bagnare i nostri
terreni.
Tu ritorni mio amico:
e questa qui è PACE 

E STO ABBRACCIATO A TE


Farò della mia anima uno
scrigno per la tua tristezza
del mio cuore una tomba
per la tua saggezza
del mio petto un diario per i tuoi secreti
Ti amerò come la
mamma ama il suo bambino
Canterò il tuo nome come le onde
abbracciano il mare
ascolterò il linguaggio della tua anima 
come te mi ascolti ogni giorno

FIABE ALLA RIVOLTA


Ero in biblioteca e stavo leggendo il libro di Cappuccetto Rosso.
Ad un tratto sento una vocina:
-Ehi!! Ehi!!-
-Chi va là!!- dissi io, intanto che mi guardavo in torno.
-Ehi! Ehi! Sono qui!-
-Dai ma chi sei, dimmi il tuo nome!!-
-Guarda nel libro-
-Ciao, ma chi sei?-
-Sono Cappuccetto Rosso e io non ce la faccio più a stare qui dentro!! Mi faresti uscire??-
Ad un certo punto sentii un frastuono e tutti i libri che erano sugli scaffali caddero a terra e si aprirono tutti.
Mille vocine di ogni genere invasero la biblioteca:
-Ci fai uscire!!-
-Qui dentro io mi annoio!!-
-Questa matrigna non la sopporto più, dice sempre le stesse cose-
-BAU!! BAU!! Crudelia de Moon è proprio cattiva-
-Sentite tutti, invece di stare qui a lamentarvi perchè non ci sediamo e ne parliamo ??- dissi io scocciata di sentire tutte quelle vocine che parlavano insieme
-OK ci sembra una buona idea!!- risposero tutti insieme
C’erano proprio tutti:
Biancaneve e i sette nani, Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, Cenerentola la matrigna e le sorellastre, la Sirenetta e molti altri ancora che adesso non mi metto ad elencare, in fin dei conti li conosciamo tutti.
Il primo a prendere la parola fu Brontolo uno dei sette nani:
-UFFA!! UFFA!! Io non voglio più alzarmi all’ alba e andare a lavora in miniera. Voglio diventare umano, alzarmi quando voglio e non lavorare più.-
-Io invece ho la nausea di questa mela avvelenata!! Voglio mangiare quei bei piatti di spaghetti al pomodoro che mangiate voi- Biancaneve disse.
-BAU!! BAU!! Noi siamo stufi di rimanere dentro casa tutto il giorno a girarci le zampe!! Noi vogliamo uscire ed andare ad esplorare i più bei parchi del mondo e partecipare a gare canine.-
-Invece noi siamo stufi di mangiare solo i dolci a casa  della strega, ogni volta ci viene mal di pancia. Vogliamo mangiare cose sane come verdure e frutta, ma si trovano solo nella vostra terra.- dissero Hansel e Gretel. 
-Ragazzi aspettate!! Voi volete diventare umani ma non sapete quante cose brutte ci sono nella città: dovete stare attenti alle persone crudeli che vi posso rapire, poi ogni volta che dovrete mangiare dovete pagare e  a me non sembra che avete soldi; per guadagnare dovrete andare a lavorare e non potete rimanere tutto il giorno dentro casa a dormire o a guardare la TV e ogni volta che uscirete tutti vi fermeranno a chiedere un foto, perchè non si vedono tutti i giorni esserini come voi andare in giro per la città.- dissi io per fargli cambiare idea.
-Io quasi quasi me ne torno a fare la mia vita di sempre, cioè pulire- disse Cenerentola
-Che ne dite ragazzi se torniamo alla nostra vita quoditiana di sempre??- disse Biancaneve
-Si!! Si!! Il mondo degli umani è un posto molto pericoloso per noi che non ci siamo mai stati- 
Risposero tutti insieme
-Allora ciao e buon rientro!!- dissi io
E in un batter baleno tutti i personaggi delle fiabe tornarono da dove erano venuti e come per magia ogni libro tornò al proprio posto ed io continuai a leggere il mio libro.

BIANCANEVE & co.


 C'era una volta una fanciulla di nome Bianconere  che viveva che viveva in uno splendido castello con la sua famiglia.
La fanciulla era alta e magra come una giraffa. Un visetto delicato come un neonato la faceva apparire bella al pari di una top motel. I suoi occhi erano azzurri come il mare che splendevano con la luce del sole. I capelli neri come l'ebano le illuminavano il volto che ogni mattina acconciava da Riccioli d'Oro la sua parrucchiera di fiducia. La sua bocca era rossa e carnose come un bocciolo di rosa da cui uscivano melodie dolci come il miele. Indossava sempre un vestito lungo color giallo come i raggi del sole, le sue maniche erano abbombate e di colore blu come la notte.
Un giorno, come suo solito, uscì dall'enorme portone di casa e si incamminò verso il bosco per raccogliere fiori profumati e fragoline selvatiche.
Gira e rigira per il bosco scese la notte e la fanciulla non trovando più la strada di casa e sentendo l' ululare dei lupi cominciò a piangere disperata:
 Povera me come farò?
La strada di casa come ritroverò?
Dove dormirò questa notte? 
Insieme hai lupi nelle grotte?
Cammina cammina Biancaneve caddè in un buco tetro e profondo  e si ritrovò in compagnia di una ragazza di nome Alice:
-EHI!! Come ti permetti!!! Stavo sognando il mio principe azzurro!!- disse Alice
-Scusa!! Ma con il buio non o visto dove mettevo i piedi, ho inciampato e sono caduta- disse Biancaneve
-Ma come ti chiami??
-Biancaneve e tu??
-Io mi chiamo Alice e vivo nel paese delle meraviglie e tu dove vivi??
Io vivi in uno splendido e maestoso castello!!
Le due ragazze iniziarono a parlare. Per pure fortuna, di lì passarono dei buffi nani che tornavano dal lavoro con il cappello tutto impolverato. Sentendo le loro voci le fanciulle gridarono:
-Aiuto!! Aiuto!! Siamo bloccate in questo orribile buco e spaventoso buco-
I sette nani si tolsero i loro cappelli, lì legarono tra loro calarono la corda ricavata e salvarono le fanciulle.
Tontolo, il nano più tontolone del gruppo, riconobbe subito Biancaneve ed esclamò:
-WOW!! Non credo ai miei occhi tontoli c'è Biancaneve la figlia del re!!
Tutti i nani rimasero stupidi dall'intelligenza di Tontolo e senza  dire una parola, si incamminarono verso la loro piccola casetta.
Passo, dopo passo e minuto dopo minuto, arrivarono e accolsero le due fanciulle con una bella cioccolata calda ancora fumante.
Il giorno seguente, un gallo mattiniero svegliò le ragazze:
-CHICHIRICHI!!!
Biancaneve ed Alice si alzarono dal letto ancora addormentate con il cuscino stampato sul viso. Fecero colazione e iniziarono a fare il bucato e a lavare i piatti:
STENDI I PANNI
STENDI I PANNI
BO BOM BOM 
IL SOLE IL SOLE
ASCIUGA
LAVA I PIATTI 
LAVA I PIATTI 
BO BO BOM 
IL SAPONE, IL SAPONE 
SGRASSA
Intanto Tontolo pensò di scrivere una lettera alla Regina di Cuori e al Re, il padre di Biancaneve.
Dall' altra parte del bosco, in una dolcissima casetta di pan di Spagna ricoperta da glassa al cioccolato e crema alla vaniglia, viveva una perfida strega con la carnaggione verdognola e un lungo naso a punta e pieno di brufoli pelosi.
Un giorno arrivò a casa della strega la lettera scritta da Tontolo:
OH! MIA REGINA
TUTTA RIFATTA DI
SILICONE, ARGILLA E 
LATTA,
SAI BIANCANEVE
MORTA NON E'
VIVE NEL BOSCO CO I NANI 
AI ME!! SEMPRE PIU'
BELLA  APPARI 
ADESSO STELLA DEL GENTIL SESSO
ACCETTA DAI QUESTA SCONFITTA
RIPONITI PER SEMPRE SU' IN
SOFFITTA LO SPECCHIO ORA
 LE SCATOLE SI E' ROTTO DI DIRTI 
IL VERO CHE CI STA SOTTO!!
SEI BRUTTA CESSA
ORMAI L'HO DETTO
TU SEI UN DECLINO
QUESTO E' UN FATTO:
CEDI IL POSTO DAI
 A QUESTA BELLEZZA
 E GETTATI TI PREGO NELLA
MONNEZZA!!
-O my good!!! Una lettera per me con tutte queste parolacce!! Non è possibile che questa lettere è per me, io non sono la Regina di Cuori ne il padre di Biancaneve!!
Torniamo un passo indietro, ma Alice, Biancaneve e i sette nani che fine avranno fatto??
Si avvicinò l'inverno  il freddo si incominciò a sentisi anche sulle labbra di Biancaneve che diventavano sempre più pallide e la febbre cominciò ad avere effetti su di essa.
I nani appena tornati a casa dopo il lavoro in miniera si accorsero subito che Biancaneve era malata.
Arrivò l'ora di cena e tutti i nani erano indaffarati a cercare la giusta cura per Biancaneve.Tontolo era l'unico nano che se ne stava in panciolle sulla poltrona:
-MMM....il mio stomaco inizia a Tontolare, preparerò la cena per tutti quanti!!
Tontolo prese la pentola più grande che c'era e la mise sul fuoco aggiungeno tutti gl incredenti che trovava:
 PEPE DI QUA',SALE DI LA'
UNA MESCOLATINA DI QUA' E DI LA'
AGGIUNSE POI UNA BOCCETTA 
DEL QUALE NON SAPEVA IL CONTENUTO
E SENZA BADARCI TANTO,
 LA VERSO', UN ALTRA MESCOLATINA
DI QUA' E DI LA' E LA MINESTRA ECCOLA QUA
La versò con il mestolo poco alla volta nella scotella di Biancaneve.
La  fanciulla bevve in un batterbaleno il miscuglio di ingredienti. Il suo viso pallido ricominciò a prendere colore e con un salto scese dal letto e cominciò a cantare come un uccellino.
Viveva con loro un nano scienzato di nome Archimede che appena vide la reazione della fanciulla volle esaminare tutti gli ingredienti usati dallo cheff  Tontolo e tra questi non trovò niente e chiese allo cheff:
-Che altro hai messo nella minestra??
Non saprei proprio mi ricordo solo di una bottiglia rossa con su scritto mela tritata che quando l'ho messa nella minestra bolliva.
Archimede scoprì subito l'ingrediente che aveva fatto guarire la fanciulla, lo disse a tutti i nani e da quel giorno quando qualcuno si ammalava ssenza ricorrere a medici facevano preparare la cena a Tontolo che divenne il medico della famiglia. 
E vissero tutti felici e contenti

REALIZZATO DA:
-GIORGIA QUARESIMA

-GIACOMO COLANERI
-MICHELA CINTI





La paura

Ho dipinto la pace

HO DIPINTO LA PACE


Avevo una scatola di colori,
brillanti, decisi e vivi.
Avevo una scatola di colori che mi rallegrava.
Avevo il rosso
per l'amore delle persone.
Avevo il bianco
per la pace nel mondo.
Avevo il giallo
per le belle giornate, 
ma non avevo il nero
per la tristezza, 
e il giallo per le armi,
e il blu per la notte cupa.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.

mercoledì 10 aprile 2013

DIARIO DI GUERRA


8 gennaio 1989
Caro diario,
il dolore, la tristezza e la sfurtuna mi perseguitano..
mi guardo intorno e non c’è più nulla. Tutto è morto pieno di tristezza e dolore…
La piazza dove giocavo ormai è tutta piana di calcinacci e resti di negozi, botteghe e case orma
i distrutte.
La scuola ormai è un cimitero: banchi e sedie sono andate distrutte come la nostra speranza, sulle lavagne si intravedono  ancora le nostre scritte alla fine della scuola  che mi fanno scendere delle lacrime lungo le guance e la mia felicità se ne va via come tutti il resto…
E pensare che la trascorrevo le mie giornate insieme hai miei amici agiocare a parlare…
Quelli si che erano bei ricordi pieni di speranza, felicità e amore… Pensare a quei ricordi mi fa venire da piangere.

9 gennaio 1989
Caro diario,
oggi ho sentito i miei genitori che discutevano tra loro:
-Moriremo prima che tutto finirà!-
-Stai calma! Non preoccuparti!-
-Noi moriremo! Me lo sento!-
-Non è vero!Non farti ingannare dalla tua tristezza!-
-Moriremo e non finiremo mai la nostra vita!-
-Non dire così!-
-Per noi la nostra vita finisce qui!-
-Non dire queste cose! Noi vivremo più a lungo possibile!-
-Noi moriremo! E non avremo un futuro felice!-
Sentire quelle parole mi fa pensare anche a me che non avremo un future e se lo avrò mi porterò dietro un passato infelice…

10 gennaio 1989
Caro diario,
anche se siamo in periodo di guerra, con i miei amici ci vediamo quasi tutti i giorni, perché abitiamo vicini.
Mentre facevamo due passi incontriamo la mamma di Maria, rimasta vedova.
Il suo volto era scarno, pallido e pieno di rughe che raccontavano il suo più grande dolore. I suoi occhi erano pieni di lacrime e tristezza. La sua bocca faceva fatica a parlare e a dire “ciao”.
La morte del marito ha sconvolto tutta la famiglia e Maria è da tanto tempo che non la vedo… e in questo momento sto immaginando la tristezza che prova la piccola Maria..

11 gennaio 2012
Caro diario,
oggi sono ancora più triste del solito, ma è inutile che te lo dico, perché te lo potrai immaginare…
Mi  mancano le lunghe passeggiate, le chiacchierate che facevamo con i miei amici,.
Mi mancano le mie abitudini, i miei giochi che facevo insieme a mio cugino.
Mi manca la felicità, la serenità e la gioia che ogni bambino desidera.
Mi manca sedermi sui banchi di scuola e ascoltare il parlare dei professori.
Mi manca sentire e vedere la gente che passeggiava lungo i viali, che ormai non c’è più.
Mi manca la mia identità e la mia vita felice e piena d’amore…

12 gennaio 1989
Caro diario,
non sopporto più questa orribile vita…
Vorrei un futuro felice e gioioso.
Vorrei divertirmi con i miei amici.
Vorrei andare a scuola e sedermi sul banco e iniziare a scrivere.
Vorrei  rivedere e risentire il vociare delle persone lungo i viali.
Vorrei svegliarmi con il silenzio e non con lo scoppio delle bombe.
Ma questo non so de potrà accadere e se è solo un sogno vorrei svegliarmi il prima possibile…

TUTTE LE MATTINE LA STESSA STORIA


Tutte le mattine la stessa storia:
svegliati,sbrigati,muoviti,fai sempre tardi,vai al letto prima la sera… Prima o poi mia madre non si stancherà di dire sempre le stesse cose?La bocca non gli seccherà?E le batterie non si scaricheranno? Dov’è il bottone per spegnerla?
Oggi non ho proprio voglia di andare a scuola, voglio dormire e sognare, ma ci devo andare per forza perché ho il compito in classe di matematica. E ogni volta che devo essere interrogata o ho un compito, appena torno a casa mi assila dicendomi: come è andata, hai risposto a tutte le domande…  Basta!!
-Ha ragione tua madre!!-
-Chi è che parla?-
-Sono qui!!-
-Ancora sono nel mondo dei sogni-
-Guardami sono qui dentro-
Mi giro e nello specchio vedo la mia immagine riflessa che mi indica e parla.
-Sei soltanto la mia immaginazione-
-No, sono la tua coscienza!-
-Si, la mia coscienza!!-
-Dovresti prendere di più alla lettere quello che ti dice tua madre: tipo che dovresti andare al letto prima la sere e che ti devi sbrigare la mattina.-
-Io non prendo ordini dalla mia fantasia!!-
-Io esisto davvero, ma mi puoi sentire solo tu!!-
-Giorgia! Sbrigati, vai a vestirti è tardi…!- disse la mamma
- si sto andando!-
Vado in bagno e sento un'altra volta quella vocina irritante:
-Senti tua madre ti devi sbrigare!-
-Smettila di assilarmi! Io non prendo ordini dalla mia “coscienza”!!-
-non mi trattare così io faccio parte di te!!-
-Smettila mi stai facendo fare tardi a scuola-
- Date la colpa sempre a quelli che non centrano niente! Ma ti lascio perdere se no fai tardi come dici tu!!
Appena vestita vado a fare colazione e mia madre coma al solito inizia con le sue parole: prendi la tazza del latte, il cucchiaino, e i cereali, l’hai preparato lo zaino, e la merenda, oggi che materie hai, ti devono interrogare… Bastaaaaa!! Chiamate il manicomio!!
Sono stanca di tutte queste domande, ma perché non inventano delle mamme con il bottone “on” e “off”.
Se solo potessi tornare a quando ero piccola… Ero la dittatrice di casa appena facevo “UE’” tutti erano hai miei piedi! Ha fame-prendiamola in braccio-fai le ninne-è ora di cambiare il pannolino: che vita! Ricordo ancora quella volta che mi trovavo da mia nonna e la prima cosa cha facevo appena entravo era levarmi le scarpe e salire di corsa su in camere di mio zio: salii sul letto con aria possente, mi sentivo un gigante ero pronta, stavo per saltare sull’altro letto che sentii la voce di mia nonna :
-Giorgia! Sei troppo silenziosa cosa stai facendo? Combini guai come al solito?-
-No nonna sto vedendo la tv-
E continuai a fare quello che stavo facendo, contai fino a 3 e mi lancia sull’altro letto, ma non presi bene la mira e cadei a terra facendo tremare tutto il pavimento, mia nonna impaurita da questo grande frastuono salì subito in camera e mi vide che stavo piangendo per terra con un grande bernoccolo sulla testa ed un occhio nere, impaurita chiamò subito mia madre che come un lampo arrivò e mi portò a casa. Il pomeriggio venne mi zia, mia nonna e i miei cugini a casa a trovarmi e tutte le loro attenzioni erano per me: poverina sai che dolore,come ha fatto, sei proprio una birichina, sai quante volte ti abbiamo detto di non correre, e la prossima volta stai più attenta. Ero l’imperatrice di casa tutto quello che dicevo veniva eseguito, come se erano tutti i miei sudditi.
-Giorgia sbrigati sono le OTTO!! Come a sempre farai tardi!!
-Oddio è tardissimo, ci fosse una volta che arrivo presto… MI vado a lavare i denti!



martedì 9 aprile 2013

UN AVVENTURA CON GLI AMICI


Come tutte le estati mi trovo al campeggio estivo in montagna con i miei amici.
Il paesaggio è stupendo: in primo piano, si trovano le casette di legno di castagno dove dobbiamo sistemarci per dormire, e ci sono degli alberi imponenti che  fanno un po’ di ombra dove ti puoi riposare. In secondo piano, c’è il lago più bello che io abbia mai visto, pieno di ochette che mangiano le briciole di pane. Sullo sfondo si vedono delle imponenti montagne vedi su cui si vedono delle piccole caprette marroni che saltano da una parte all’altra.
 Appena arrivati i responsabili del campus ci chiamano per assegnarci i gruppi con cui lavoreremo tutta l’estate. Io come al solito sono con Maria, Paul ed Erik. E come prima cosa dobbiamo subire un lungo discorso:
-Benvenuti ragazzi! Alcuni di voi mi conosceranno e già sapranno le regole del campus! Io sono Marco, il responsabile del campeggio e sarò io a seguirvi in tutte le escursione presenti nella guida. E come primo giorno inizieremo facendo un escursione con i gruppi che avevo assegnato prima. L’obbiettivo di questa escursione è il seguente: bisogna arrivare per primi in cima alla montagna e raccogliere  i fiori più rari che si trovano seguente questa guida! Tutto chiaro??-
-Si signore! Tutto chiaro.- rispondiamo noi tutti sull’attenti
-Allora si parte! Prendete un bussola, una guida e una mappa! E via!-
Noi partiamo di corsa senza mai fermarci fino all’inizio della montagna. Arrivati all’inizio della montagna iniziamo a orientarci. Per circa 2 ore di cammino non troviamo niente di quello che ci avevano chiesto, fino a quando sepolto in un mucchio di fogli un fiore rarissimo dal nome impronunciabile fa capolino. Dopo 6 ore sopra una lunghissima salita arriviamo in cima con un mucchio di fiori rarissimi che forse nessuno ha trovato. Aspettiamo molto lì e Erik il più spericolato si mise a giocare con un vipere nonostante sapesse che era vietato. Ad un certo punto lei lo morse e cadde a terra come una pera marcia. Noi corriamo subito da lui, ma era già tutto pallido, sudava e la gamba già si cominciava a gonfiare.
Anche se iniziamo a gridare nessuno ci poteva sentire, perché eravamo troppo lontano dal campeggio. Non potevamo tornare in dietro, perché il veleno sarebbe salito troppo presto al cervello.  Sarebbe morto e noi saremmo stati incolpati. E se lo succhiassimo noi il veleno? No potremmo essere contagiati. Saremo morti tutti e non ci avrebbero trovato più. E prima o poi, il cibo sarebbe finito e quindi di cosa ci saremmo nutriti? E anche l’acqua delle nostre boracce sarebbe finita!
- Te lo avevamo detto!- disse Maria
-Sei sempre il solito!- aggiunse Paul
Ma ad un certo punto sentiamo una voce che ci chiama. E’ Marco che ha sentito che avevamo paura dalle radioline che si sono accese nello zaino di Erik. Lo prende e lo mette sulla jeep e, in un batter d’occhi, siamo di nuovo al campeggio. Andiamo in infermeria e i medici lo curano estraendogli il veleno dalla  gamba e dopo che Erik è fuori pericolo dicono:
-lo sapete che non dovete giocare con gli animali pericolosi soprattutto con le vipere! Vero Erik?-
- Si lo so, ma sembrava tanto innocuo!- rispose Erik
 - E adesso andiamo che i vostri compagni stanno tornando dalla montagna!- aggiunse Marco
Usciamo dall’infermeria e andiamo ad aspettare i nostri compagni che preoccupati non hanno finito la gara.
Dopo 2 giorni di riposo il morso di vipera si è sgonfiato, Erik ha ripreso il suo colorito, la gamba si è sgonfiata definitivamente. E finalmente Erik è tornato a giocare, correre e fare escursioni con il suo gruppo.

LA PAURA COME UNO SPAGO


Tagliente,

che lacera
la vita.
E' lungo,
trattiene 
la speranza
Ritorto
che stringe
e vivere non lascia.
E' uno spago,
ruvido come la sofferenza,
sottile come la solitudine,
tagliente come la violenza
che la vita 
perseguia

lunedì 8 aprile 2013

NO AL RAZZISMO


Razzismo contro persone di diversa cultura nasce nel XVIII. E ancora oggi il razzismo esiste, i luoghi più colpiti sono gli stadi italiani. Vengono offesi i giocatori con cori, striscioni e frasi razziste.

BOATENG LASCIA IL CAMPO
Il razzismo negli stadi potrebbe spingere Kevin-Prince Boateng lontano dal Milan e dall'Italia. Intervistato dalla Bild su quanto accaduto a Busto Arsizio e sulle possibili conseguenze sul suo futuro, il centrocampista ghanese confessa che "non è qualcosa che puoi scrollarti di dosso e basta. Ci dormirò su per le prossime tre notti e la prossima settimana incontrerò il mio agente Roger Wittmann e vedremo se ha ancora senso continuare a giocare in Italia". Parole che aprono a un clamoroso addio per quanto Boateng ribadisca di essere stato "fiero" del comportamento dei compagni, che lo hanno subito seguito quando ha lasciato il campo. "Ho potuto sentire i primi versi da scimmia dopo 5' - racconta - all'inizio non ho pensato nulla, poi si sono ripetuti e sono andato dall'arbitro avvertendolo che se fossero proseguiti avrei lasciato il campo. Ha provato a calmarmi, ma quando sono ricominciati i cori, allora ho pensato 'adesso basta, non continuerò a giocare'". Per Boateng "è facile chiudere un occhio, agire è più difficile, ma avrei fatto la stessa cosa anche se fosse stata una partita di Champions contro il Real Madrid e lo farò sempre. Ero arrabbiato, triste, scioccato, il fatto che cose come queste accadano ancora nel 2013 è una disgrazia, non solo per l'Italia ma per il calcio nel mondo. Volevo mandare un segnale forte perché cose del genere non possono esistere, dobbiamo aprire gli occhi. Quando è troppo, è troppo, il razzismo non ha posto nel calcio".

CORI RAZZISTI CONTRO UN GIOCATORE 16ENNE FROSINONE
Un baby calciatore di colore è stato bersaglio, sabato pomeriggio, di insulti e cori razzisti durante la partita del campionato provinciale juniores che si è disputata a Sant’Elia Fiumerapido, nel Cassinate. Il 16enne, attaccante dello Sporting Club di Pontecorvo durante la partita ha sopportato insulti e cori da parte dei tifosi avversari. Fino a quando la situazione non è divenuta ingestibile e lo stesso ragazzo in lacrime si è tolto la maglietta e ha abbandonato il campo. Insieme a lui sono andati via tutti i compagni di squadra. I presidenti delle due compagini hanno cercato di riportare la calma, ma non c’è stato verso di far riprendere la partita. L’arbitro ora deciderà i provvedimenti da prendere. 

STRISCIONI RAZZISTI NON MANCANO MAI
Ancora una volta sono apparsi striscioni nazifascisti sugli spalti dello stadio Olimpico di Roma. Infatti oggi durante la partitaRoma-Livorno sono apparsi sulla curva sud, quella della tifoseria romanista, degli striscioni con il volto del Duce, la croce uncinata e quella celtica, cioè i simboli dell'estrema destra che ricordano tristemente la pulizia razziale. Nonostante l'iniziale idea di controllare ogni striscione e di interrompere la partita in occasione di eventuali offese razziali, i tifosi sono riusciti ad introdurre e mettere in mostra i loro "capolavori offensivi", compreso uno striscione con su scritto: «Lazio-Livorno: stessa iniziale, stesso forno», esplicitamente riferito ai forni in cui venivano sistematicamente eliminati gli ebrei durante i regimi nazifascisti degli anni 40. Tutto questo accade proprio nella settimana dedicata al ricordo della tragedia della Shoah. Gli striscioni sono rimasti appesi per tutto il primo tempo e buona parte del secondo senza che le forze dell'ordine intervenissero per contrastare l'apologia del fascismo, un reato espressamente vietato dalla nostra Costituzione.