Come
tutte le estati mi trovo al campeggio estivo in montagna con i miei amici.
Il
paesaggio è stupendo: in primo piano, si trovano le casette di legno di
castagno dove dobbiamo sistemarci per dormire, e ci sono degli alberi imponenti
che fanno un po’ di ombra dove ti puoi
riposare. In secondo piano, c’è il lago più bello che io abbia mai visto, pieno
di ochette che mangiano le briciole di pane. Sullo sfondo si vedono delle
imponenti montagne vedi su cui si vedono delle piccole caprette marroni che
saltano da una parte all’altra.
Appena arrivati i responsabili del campus ci
chiamano per assegnarci i gruppi con cui lavoreremo tutta l’estate. Io come al
solito sono con Maria, Paul ed Erik. E come prima cosa dobbiamo subire un lungo
discorso:

-Si
signore! Tutto chiaro.- rispondiamo noi tutti sull’attenti
-Allora
si parte! Prendete un bussola, una guida e una mappa! E via!-
Noi
partiamo di corsa senza mai fermarci fino all’inizio della montagna. Arrivati
all’inizio della montagna iniziamo a orientarci. Per circa 2 ore di cammino non
troviamo niente di quello che ci avevano chiesto, fino a quando sepolto in un
mucchio di fogli un fiore rarissimo dal nome impronunciabile fa capolino. Dopo
6 ore sopra una lunghissima salita arriviamo in cima con un mucchio di fiori
rarissimi che forse nessuno ha trovato. Aspettiamo molto lì e Erik il più
spericolato si mise a giocare con un vipere nonostante sapesse che era vietato.
Ad un certo punto lei lo morse e cadde a terra come una pera marcia. Noi
corriamo subito da lui, ma era già tutto pallido, sudava e la gamba già si
cominciava a gonfiare.
Anche
se iniziamo a gridare nessuno ci poteva sentire, perché eravamo troppo lontano
dal campeggio. Non potevamo tornare in dietro, perché il veleno sarebbe salito
troppo presto al cervello. Sarebbe morto
e noi saremmo stati incolpati. E se lo succhiassimo noi il veleno? No potremmo
essere contagiati. Saremo morti tutti e non ci avrebbero trovato più. E prima o
poi, il cibo sarebbe finito e quindi di cosa ci saremmo nutriti? E anche
l’acqua delle nostre boracce sarebbe finita!
-
Te lo avevamo detto!- disse Maria
-Sei
sempre il solito!- aggiunse Paul
Ma
ad un certo punto sentiamo una voce che ci chiama. E’ Marco che ha sentito che
avevamo paura dalle radioline che si sono accese nello zaino di Erik. Lo prende
e lo mette sulla jeep e, in un batter d’occhi, siamo di nuovo al campeggio.
Andiamo in infermeria e i medici lo curano estraendogli il veleno dalla gamba e dopo che Erik è fuori pericolo
dicono:
-lo
sapete che non dovete giocare con gli animali pericolosi soprattutto con le
vipere! Vero Erik?-
-
Si lo so, ma sembrava tanto innocuo!- rispose Erik
- E adesso andiamo che i vostri compagni
stanno tornando dalla montagna!- aggiunse Marco
Usciamo
dall’infermeria e andiamo ad aspettare i nostri compagni che preoccupati non
hanno finito la gara.
Dopo
2 giorni di riposo il morso di vipera si è sgonfiato, Erik ha ripreso il suo
colorito, la gamba si è sgonfiata definitivamente. E finalmente Erik è tornato
a giocare, correre e fare escursioni con il suo gruppo.
Nessun commento:
Posta un commento