martedì 9 aprile 2013

UN AVVENTURA CON GLI AMICI


Come tutte le estati mi trovo al campeggio estivo in montagna con i miei amici.
Il paesaggio è stupendo: in primo piano, si trovano le casette di legno di castagno dove dobbiamo sistemarci per dormire, e ci sono degli alberi imponenti che  fanno un po’ di ombra dove ti puoi riposare. In secondo piano, c’è il lago più bello che io abbia mai visto, pieno di ochette che mangiano le briciole di pane. Sullo sfondo si vedono delle imponenti montagne vedi su cui si vedono delle piccole caprette marroni che saltano da una parte all’altra.
 Appena arrivati i responsabili del campus ci chiamano per assegnarci i gruppi con cui lavoreremo tutta l’estate. Io come al solito sono con Maria, Paul ed Erik. E come prima cosa dobbiamo subire un lungo discorso:
-Benvenuti ragazzi! Alcuni di voi mi conosceranno e già sapranno le regole del campus! Io sono Marco, il responsabile del campeggio e sarò io a seguirvi in tutte le escursione presenti nella guida. E come primo giorno inizieremo facendo un escursione con i gruppi che avevo assegnato prima. L’obbiettivo di questa escursione è il seguente: bisogna arrivare per primi in cima alla montagna e raccogliere  i fiori più rari che si trovano seguente questa guida! Tutto chiaro??-
-Si signore! Tutto chiaro.- rispondiamo noi tutti sull’attenti
-Allora si parte! Prendete un bussola, una guida e una mappa! E via!-
Noi partiamo di corsa senza mai fermarci fino all’inizio della montagna. Arrivati all’inizio della montagna iniziamo a orientarci. Per circa 2 ore di cammino non troviamo niente di quello che ci avevano chiesto, fino a quando sepolto in un mucchio di fogli un fiore rarissimo dal nome impronunciabile fa capolino. Dopo 6 ore sopra una lunghissima salita arriviamo in cima con un mucchio di fiori rarissimi che forse nessuno ha trovato. Aspettiamo molto lì e Erik il più spericolato si mise a giocare con un vipere nonostante sapesse che era vietato. Ad un certo punto lei lo morse e cadde a terra come una pera marcia. Noi corriamo subito da lui, ma era già tutto pallido, sudava e la gamba già si cominciava a gonfiare.
Anche se iniziamo a gridare nessuno ci poteva sentire, perché eravamo troppo lontano dal campeggio. Non potevamo tornare in dietro, perché il veleno sarebbe salito troppo presto al cervello.  Sarebbe morto e noi saremmo stati incolpati. E se lo succhiassimo noi il veleno? No potremmo essere contagiati. Saremo morti tutti e non ci avrebbero trovato più. E prima o poi, il cibo sarebbe finito e quindi di cosa ci saremmo nutriti? E anche l’acqua delle nostre boracce sarebbe finita!
- Te lo avevamo detto!- disse Maria
-Sei sempre il solito!- aggiunse Paul
Ma ad un certo punto sentiamo una voce che ci chiama. E’ Marco che ha sentito che avevamo paura dalle radioline che si sono accese nello zaino di Erik. Lo prende e lo mette sulla jeep e, in un batter d’occhi, siamo di nuovo al campeggio. Andiamo in infermeria e i medici lo curano estraendogli il veleno dalla  gamba e dopo che Erik è fuori pericolo dicono:
-lo sapete che non dovete giocare con gli animali pericolosi soprattutto con le vipere! Vero Erik?-
- Si lo so, ma sembrava tanto innocuo!- rispose Erik
 - E adesso andiamo che i vostri compagni stanno tornando dalla montagna!- aggiunse Marco
Usciamo dall’infermeria e andiamo ad aspettare i nostri compagni che preoccupati non hanno finito la gara.
Dopo 2 giorni di riposo il morso di vipera si è sgonfiato, Erik ha ripreso il suo colorito, la gamba si è sgonfiata definitivamente. E finalmente Erik è tornato a giocare, correre e fare escursioni con il suo gruppo.

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